Bambini che dormono nel lettone o Fate la nanna ognuno nel suo letto? Ecco tutti i pro e contro del Cosleeping e del Metodo Estivill.
Il binomio bambini-sonno è una questione che sta a cuore a tutti i genitori del mondo, salvo gli esigui fortunati del “pensa che mio figlio dorme tutta la notte!”.
Ammesso che questi ultimi eletti esistano davvero, per tutti gli altri il problema resta aperto, almeno fino a che i nostri figli non passeranno dall’invadere il nostro letto al proibirci di entrare in camera loro (cosa che mi dicono accade abbastanza repentinamente).
Il dilemma “Lettone o lettino?” si ripropone con una certa ricorrenza nella vita di ogni mamma e papà.
Nel mio caso accade quasi ogni sera, motivo per cui ho deciso di raccontarvi successi e clamorosi fallimenti, ma soprattutto perché sul Cosleeping ho cambiato idea e fatto retromarcia.
Nel 1999 esce un libro destinato a cambiare le notti di molti bimbi e genitori: Fate la nanna, del neuropsichiatra catalano Estivill, “A dormir!” nella versione originale, che suona ancora più perentorio!.
Frutto di ricerche sul sonno dei bambini da 0 a 3 anni, il libro propone una teoria rigorosa, che consiglia ai genitori di abituare gradualmente il proprio figlio ad addormentarsi da solo, rispettando degli intervalli di tempo prima di catapultarsi da lui al primo accenno di pianto.
Insomma Cry, cry Baby è diventato un po’ il leit motiv per quei genitori dalla volontà di ferro che non si sciolgono davanti agli occhioni luccicanti del proprio bambino.
Un libro che ha fatto proseliti, certamente aiutato molti genitori, ma che è stato anche parecchio discusso, perché si sa, “E figli so’piezz e core” e tra i genitori dal cuore morbido molti si sono rifiutati, inorriditi, di seguire il “metodo Estivill”.
Ora, io seguo poco le mode pedagogiche, ho sempre cercato di applicare regole coerenti con il nostro stile di vita familiare, mediando tra le esigenze un po’ di tutti noi e di ascoltare i suggerimenti che potevano venirmi da mia figlia, anche molto prima che cominciasse a parlare (possibile? credo di si).
Cosleeping? No, ognuno in camera sua.
Cos ha fatto la nanna per i primi due mesi in una cesta accanto al nostro letto e dai due mesi in poi nella sua cameretta.
“Wow, che fortunata” mi dicono molte.
No, a dividerci c’era una scala da cui solo per miracolo non sono mai volata giù, visto che per i primi tre anni di vita l’ho fatta almeno cinque volte a notte, vi lascio immaginare in che stato.
Lei cercava l’orsetto, il ciuccio o il lenzuolino (troppo pigra per afferrarli da sola, e non è cambiata). Allungato quel che voleva, si addormentava, ma al massimo per un paio d’ore.
Io però ho sempre sostenuto di essere fortunata, perché lei ci avvisava quando voleva andare a nanna e si addormentava nel suo lettino, dopo aver chiacchierato un po’ con l’orsetto (o il ciuccio o il lenzuolino). La sua cameretta è sempre stata la SUA cameretta ed ha sempre tenuto a ribadirlo.
Però non vi nascondo che ho un’invidia retroattiva per tutte quelle i cui figli si fanno almeno sei ore filate di nanna. Se succede qui, penso che sia svenuta.
Cosleeping? Si, dai, tutti nel lettone!
Cambio scenario!
Cos ha 3 anni. Nuova città, nuova casa, nuovo nido, nuovo lettino. Si passa al letto “da grande” e comincia l’inferno.
A nanna da sola, come sempre, ma molto tardi e con incursioni notturne nel lettone che cominciavano, guarda caso, nell’orario in cui andavo a letto io.
Nell’età in cui il sistema “Fate la nanna” poteva esser dato per assodato, ecco che lei me lo manda all’aria.
Tentiamo di tutto. Anche il terrorismo (“Se il lettino non ti serve, possiamo smontarlo”), ma contemporaneamente pensiamo che forse ci sta dicendo che ha bisogno di un po’ di tempo per abituarsi ai cambiamenti.
Il mio cuore teutonico si incrina, proprio mentre il signor Estivil ammette pubblicamente che forse il suo metodo non è il migliore per bambini inferiori ai 3 anni, quando il loro orologio biologico è naturalmente instabile.
Mentre noi ci abituiamo a ogni forma di tetris nel lettone, ecco che esce una nuova bibbia del cosleeping e la moda cambia.
E’ il libro di Alessandra Bortolotti “I cuccioli non dormono da soli” , che ribalta le teorie precedenti e prova a sfatare un po’ di miti sulla puericultura.
Non l’ho letto all’epoca, ma scopro oggi che la domanda è proprio quella che mi faceva Cos: “Perchè mamma e papà che sono grandi dormono insieme e io che sono piccola devo dormire da sola?”
Eh, perché?
Io: Perché così tu hai tutto il lettino per te e noi anche. Lei: Ma io lo divido volentieri.
Io: Perché dormiamo tutti meglio e il giorno dopo siamo freschi e pimpanti, invece di avere il segno del tuo tallone sulla guancia. Lei: risata.
Io: Perché tu hai tutti i tuoi dou dou a farti compagnia. Lei: Ma loro mica mi accendono la luce se ho paura.
Voi cosa avreste fatto di fronte a una logica così spiazzante? Cosa avete fatto?
Io ho capitolato. Un po’.
Si dorme insieme nel lettone nel week end, quando possiamo restare a letto di più, o se le circostanze lo richiedono (febbre, incubi, invasioni di mostri, …)
Si dorme insieme, lo ammetto, anche un po’ perché noi grandi sappiamo che non sarà eterno ,e anche se con lei non lo ammetteremo, sentirci quel piedino caldo sulla faccia un giorno ci mancherà.
Si dorme insieme perché, se ora che è “grande” me lo chiede, quando lo fa ha sicuramente un buon motivo.
E se abbiamo finito con il fare il percorso inverso, pazienza.
Anche i genitori si contraddicono. Fa parte del mestiere, che non ha mica regole scritte sulla pietra (e forse neanche nei libri).