La marmellata è come le madeleines di Proust, porta con sé i ricordi d’infanzia. Conserve della nonna, ricordi e ricette confettura di prugne e pinza.
Proust aveva le madeleines. Io la marmellata di prugne.
Non è altrettanto poetico, lo so, ma altrettanto evocativo per me si.
Pane e marmellata di prugne è una di quelle merende senza eguali, che quando addento ad ogni morso arriva una valanga di ricordi.
Di ginocchia sbucciate e merende sotto il pergolato e di quella volta che, dopo essere scappata in giardino mentre la nonna mi credeva a letto, ho riempito il muro di impronte, arrampicandomi sulla grondaia per tornare in camera… ricordi di ogni volta che sono stata beccata con le dita nella marmellata (in senso reale e figurato).
Poi la marmellata ho provato a farla e per me, che in cucina me la cavo niente male, confesso che è sempre stato un flop.
Con pectina e senza, cambiando le dosi di zucchero e frutta. Niente da fare. Sempre grumolosa, bruciacchiata e impossibile da stendere.
Un affronto alla memoria della marmellata di mia nonna.
Allora sono partita alla ricerca di marmellate che sapessero di frutta e non avessero un gusto improbabile né un colore in-credibile. Perché i ricordi mica si possono guastare.
E nel mio viaggio alla ricerca della marmellata sono arrivata anche dove la producono.
Sono stata a visitare lo stabilimento Le Conserve della Nonna a Ravarino (Modena), un’azienda che ha più o meno la mia età, nata con in testa quella marmellata là, della nonna, appunto.
Un’industria con 100 prodotti (il più celebre e “di peso” il Lampomodoro – la passata di pomodoro), tra cui le confetture di Amarene e Prugna tipo Modena (president o stanley, mica prugne qualsiasi).
Ho visto le prugne made in Emilia Romagna, raccolte e lavorate a km zero solo con zucchero di canna, senza glutine né allergeni. lavate, denocciolate, schiacciate, fatte riposare 24 ore, addensate senza pectina in mega pentoloni (più grandi di quello che usava mia nonna).
Ho anche imparato la ricetta:
1.400 kg di prugne + 325 kg di zucchero di canna
che proverò a trasformare nella misura della mia pentola.
Ho visto la confettura viaggiare verso i barattoli sterilizzati con il vapore e sigillati ermeticamente, poi pastorizzati per un’ora, raffreddati e quindi verificati agli scanner ottici, che rilevano bolle d’aria e impurità (servirebbe a me … una volta ci ho fatto finire dentro anche il cellulare!) ed eliminano i barattoli “fallati”.
Poi ho visto gli operai verificare il clic clac; se il barattolo non fa il suono giusto, viene eliminato.
E i noccioli? Diventano combustibile domestico! Lo avrebbe fatto anche mia nonna.
Vi ho fatto venire l’acquolina?
Provate a usare la confettura di prugne per preparare una Pinza bolognese come me l’ha insegnata Demis Aleotti della Bottega Aleotti a Crevalcore!
Ingredienti:
350 gr Farina 00
1/2 cucchiaino di lievito
150 gr zucchero
130 gr burro
1 uovo
latte qb
Mescolate gli ingredienti secchi, quindi unite l’’uovo e poi il burro a pezzetti e, se serve, pochissimo latte.
Lavorate la pasta, quindi stendetela, cospargetela di marmellata e ripiegatela in tre.
Infornate a 175° per 35 minuti con forno ventilato. Il trucchetto perché risulti più croccante è mettere in forno anche una ciotola di acqua.
La tradizione vuole che si prepari il venerdì per mangiarla la domenica, ma non so da voi, da me non arriverebbe mai alla domenica.
Alla ricerca di altre ricette gustose? L’ideale è fare un tour in zona e andare a trovare Demis, col rischio di stare così bene alla sua tavola che non vi verrà più voglia di andare via. Oppure navigate su Non solo buono, un portale web pieno di tutte le curiosità possibili su cucina e alimenti, che promuove la vita sana e il rispetto dell’ambiente.
Qui intanto è pronta la colazione, con la mia marmellata preferita.
Proust, altro che madeleines.