Educare i bambini alla correttezza, all’onestà, ad essere sportivi non solo sul campo di gioco è importante. Per il loro futuro.
Finisce un anno di scuola ed è tempo di partite, recite e garette. E anche di esami.
Tempo di emozione, cuore in gola e voglia di riuscire.
E occasione per imparare che l’importante è esserci. Lì, in quel momento, con la testa e con il cuore.
Con la tua parte ripetuta mille volte allo specchio o in piedi, sulla sedia della cucina, mentre la mamma teneva con una mano il copione e con l’altra mescolava il sugo.
Con la fifa nelle gambe mentre corri verso la porta e ti sembra che da quel goal dipenda la tua vita.
Con il cuore che batte mentre leggono i titoli per i temi e tu incroci le dita perché ci sia anche quello che speri.
La recita sarà un successo, la partita la vincerete, il tuo esame andrà alla grande, te lo assicuro, ma devo anche dirti che se non fosse proprio così, se ti dimenticassi una battuta o inciampassi sul campo, o se ti trovassi a dover scegliere il meno peggio tra tre titoli che proprio non ti aspettavi, non sarebbe così grave.
Quel che importa è l’onestà che ci metti.
La correttezza.
La sportività.
La correttezza sul palco, tra i banchi e su un campo da gioco conta come nella vita.
Conterà domani quando dovrai presentarti al tuo primo colloquio e lì ci sarai tu, con i tuoi pregi e i tuoi limiti, quel che sai e quello che ancora devi imparare.
Conterà con gli amici, i colleghi, con la tua famiglia.
Che poi correttezza, onestà e sportività sono un po’ la stessa cosa.
Sei corretto con te, se accetti i tuoi limiti e ci lavori per migliorarti.
Lo sei anche quando ammetti di non avere la risposta, piuttosto che fingere o imbrogliare, ma fai comunque del tuo meglio, senza perderti d’animo.
Lo sei quando riconosci che c’è qualcuno più forte di te, ma anche quando capisci che il tuo aiuto può essere fondamentale.
Quando sei convinto che non è giusto approfittare delle debolezze altrui per emergere. Tanto meno sgomitando o imbrogliando.
Educare i bambini alla correttezza. Ecco cos’ho imparato con mia figlia.
Cos è molto competitiva, perdere le scoccia parecchio e io devo ammettere che farle capire che una sconfitta non è mai solo una sconfitta non è stato facile.
Però quest’anno sul campo, sul palco e tra i banchi ha imparato tanto.
Ha imparato il piacere di fare il proprio dovere,
Ha imparato a non imbrogliare e non raccontare bugie quando non ce la fa,
E la mia più grande soddisfazione è che sa gioire dei successi altrui quanto dei propri.
Ha imparato anche che tendere la mano dà molta più soddisfazione che toglierla.
In fondo i gol e i canestri spesso si segnano anche grazie agli assist.
Se su quel campo, quel palco o quei banchi i nostri figli ce la faranno così, con onestà, giocando pulito, quello si sarà un successo.
Per loro e per noi.
Questo post è stato scritto in collaborazione con Folletto e fa parte del bel progetto #pensapulito, per promuovere nella vita di tutti i giorni e nei rapporti tra le persone un comportamento corretto, etico, solidale, insomma un modo di pensare pulito.