Come avere un buon colloquio tra insegnanti e genitori

Come avere un buon colloquio tra insegnanti e genitori

Rispetto dei ragazzi e rispetto dei ruoli reciproci. Le regole per come avere un buon colloquio tra insegnanti e genitori sono semplici. Ecco come adottarle.

Quali aspettative nutrono i genitori nei confronti del colloquio con gli insegnanti?
E gli insegnanti?
E cosa pensano gli uni degli altri?

Da pedagogista, e non solo, credo che il dialogo genitori-insegnanti sia un elemento centrale del sistema scolastico, un’occasione fondamentale per intessere azioni di corresponsabilità educativa tra adulti che hanno a cuore la crescita di bambini e ragazzi.
Questo dialogo risulta oggi, forse più di ieri, complesso e confuso.
Gli insegnanti oggi sembrano aver perso l’aura di un tempo e i genitori sono spesso ipercritici sull’operato dei docenti.

Le norme di principio che dovrebbero sostenere il colloquio scuola- famiglia sono note a tutti:
È fondamentale un dialogo aperto, sincero e rispettoso dei ruoli, cioè un discorso alterno tra due o più persone, dove tutti abbiano la possibilità di esprimersi nel rispetto dei ruoli reciproci.

Spesso però il dialogo si trasforma in monologo.
Monologo di insegnanti che rovesciamo addosso ai genitori giudizi che vanno oltre i risultati scolastici e che investono la totalità dell’alunno.
Accade con insegnanti che spesso percepiscono le famiglie come soggetti incompetenti, che non rispondono con puntualità alle loro richieste, che interferiscono con le loro decisioni, che criticano la loro professionalità.
Il “sapere familiare”, la “cultura” che viene dall’esercitare il mestiere di genitore quotidianamente, è valutato come elemento di scarsa importanza e perciò trascurabile.

Monologo di genitori che difendono e giustificano i figli sempre e comunque.
Genitori che mostrano chiusura e sfiducia nei confronti degli insegnanti e nelle loro scelte didattiche e che, se qualcosa a scuola non funziona, rispondono puntualmente con un “Mio Figlio non c’entra!!”

Con queste premesse sembra impossibile trasformare il monologo in dialogo e a rimetterci sono sempre gli alunni.
Ma allora che fare?

Come avere un buon colloquio tra insegnanti e genitori utile

L’unico criterio che dovrebbe guidarci è il rispetto dei bambini e dei ragazzi, a cui fa seguito il rispetto reciproco tra genitori e insegnanti.
Nello spazio di incontro Scuola-Famiglia è necessario stabilire delle regole chiare.
È compito della scuola informare le famiglie su tempi e spazi d’incontro, sui contenuti che si possono e non si possono discutere.
Come i genitori anche gli insegnanti devono sapere se si può chiedere o no, quanto e come.

Per lavorare insieme non basta la stesura del Patto di Corresponsabilità (che molti genitori avranno letto nel sito della scuola o trovato da firmare nel diario scolastico) ma è necessario trasformare i principi in buone prassi.
In primis occorre riconoscere che genitori e insegnanti sono entrambi adulti, che hanno responsabilità diverse e complementari nei confronti dei figli-alunni.
Credo che l’unica strada percorribile sia quella della simmetria relazionale che restituisce a genitori e insegnanti competenza e fiducia. Accettare che possano coesistere diversi “resoconti” dell’alunno e che siano entrambi veri.

Il colloquio scuola-famiglia è sempre un momento di confronto su differenti idee di bambino-ragazzo, ruolo dell’adulto ed educazione. Autonomia tra Famiglia e Scuola non deve tradursi in distacco, separazione o disinteresse, ma in volontà di cooperare nelle rispettive competenze e responsabilità.
Nessun colloquio dovrebbe chiudersi senza che :
1. il punto di vista del genitore sia stato ascoltato;
2. l’insegnante abbia fornito il massimo di notizie e indicazioni utili alle famiglie.

Come avere un buon colloquio tra insegnanti e genitori collaborazione

Gli incontri devono invece servire a unire i punti di vista di genitori e insegnanti, permettendo così di vedere il bambino/ragazzo intero, con i suoi punti di forza e le sue aree di debolezza.
Non esiste nessun alunno che nel suo sviluppo non abbia difficoltà e riconoscerlo permette a tutti gli adulti che di lui si preoccupano  di essere più attenti ai suoi bisogni.

Al prossimo colloquio che vivrete, da genitore o da insegnante, non chiedete solo “Come va?” l’alunno, ma soprattutto “Dove va?”.
Domandate e domandatevi, cioè se quel bambino sta vivendo a scuola e fuori da scuola esperienze significative di crescita.

Se insegni, insegna anche a dubitare di ciò che insegni.
J. Ortega y Gasset

di Giovanna Ambrosone,
Pedagogista e Formatrice, conduce uno sportello di consulenza genitoriale presso il “Nido Scuola La Locomotiva di Momo”
 , Via Anfossi, 36 Milano.
Per info e appuntamenti:
giovanna.ambrosone@libero.it

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